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Israele ha ricominciato coi raid su Gaza. Sapevatelo

Segnali evidenti di fine di mondo si manifestano con sempre maggiore frequenza. E ci distraggono dai bombardamenti di Israele su Gaza.

In questi quattro mesi di rivoluzioni arabe il conflitto israelo-palestinese è passato in secondo piano, come non fosse più il catalizzatore delle dinamiche geopolitiche della regione. Eppure da giovedì – dopo il lancio di un missile anticarro da Gaza verso Israele, due feriti – sono ripresi raid israeliani sulla striscia, che hanno causato finora 17 morti. Dal 20 marzo, senti senti, sono 35 le vittime palestinesi (qui in spumeggiante fotogallery). Il bilancio più pesante dalla cara vecchia Piombo fuso, dicembre 2008.

Quella, per dire, con la quale “in poco più di tre settimane alla fine 2008, inizio 2009″ è stato portato un “attacco deliberatamente sproporzionato organizzato per punire, umiliare e terrorizzare una popolazione civile, diminuire radicalmente la sua capacità economica sia di lavorare sia di provvedere a se stessa, e di imporle con la forza un senso di sempre crescente dipendenza e vulnerabilità”. Fonte indagine Onu del 2009, redatta da tale Goldstone che adesso, peraltro, ritratta parte del contenuto a favore di Israele. Solo una settimana fa, dalle colonne del Washington Post.


Da considerare: dopo le manifestazioni per “la giornata della riconciliazione palestinese e la fine delle divisioni tra i partiti politici” tenutesi il 15 marzo a Gaza, Gerusalemme e in Cisgiordania (e in parte represse dalle stesse forze di Fatah e Hamas), pare sia più vicina la possibilità di un governo di unità nazionale con Hamas insieme all’ANP di Abu Mazen.

Ad accrescere la tensione tra Israele e Palestina, si aggiunga, anche la proclamazione via facebook di una Terza Intifada prevista per il 15 maggio, ovvero col coincidere del 63° anniversario della Nakba (la catastrofe che segnò l’inizio dell’esodo palestinese dopo la proclamazione dello stato di Israele, nel 1948). Il ministero per gli Affari diplomatici di Israele – questa è proprio carina – ha immediatamente scritto a Mark Zuckerberg chiedendo la rimozione del gruppo dal social network – dopo la richiesta, per la cronaca, le pagine di questo tipo si sono moltiplicate. Importante: il 23 marzo scorso la Knesset ha approvato la continuazione di una legge – la Nakba bill - che vieta ai palestinesi di commemorare la Nakba in territorio israeliano.

Intanto al Cairo, venerdì, i manifestanti hanno raggiunto la sede dell’ambasciata israeliana per protestare contro la ripresa dei raid su Gaza, chiedere la sospensione delle esportazioni di gas a Israele, la riapertura del valico di Rafah ai palestinesi e la chiusura dell’ambasciata stessa. Senza fare il Chomsky di ‘sta minchia, però di questo – e tutto il resto – non abbiamo letto praticamente nulla. Sapevatelo.

Si ringrazia Alyz Humrah.

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