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La mia Africa

Bello il titolo e bello il film, ma alla fine com’è l’Africa per chi ci vive veramente?
 

All’inizio, e parlo del secolo scorso, o forse anche due, l’Africa era un continente misterioso, fatto di foreste pluviali e immense savane, catene montuose e fiumi maestosi, l’ideale per scriverci dei libri, personaggi come Livingstone loro sì che hanno vissuto veramente l’Africa vera, quella delle tribù libere, dei pericoli, delle malarie. Un’Africa completamente diversa da quella che esiste oggi.

Sì perché l’Africa di oggi la si può dividere in due, quasi tagliarla con il coltello: da una parte troviamo l’Africa mordi e fuggi, quella fatta di safari preconfezionati in parchi che diventano sempre più piccoli e l’altra fatta di grandi città che cercano disperatamente di stare al passo con i tempi, ma che purtroppo restano sempre indietro come una sorta di sportivo che non ha un’adeguata preparazione attletica.

Ovviamente non parlo del fisico, di quello in Africa ce n’è da vendere, parlo di tutto il resto, parlo di tecnologia, di istruzione, di vedere il mondo con prospettive ampie e non rapportate solo a quello che si metterà nella pancia quella sera.

L’Africa moderna cerca di scimmiottare purtroppo il peggio che i cosiddetti paesi evoluti hanno, i nostri stili di vita che se analizzati sotto un occhio critico, si dimostrano veramente ridicoli, modi di fare e cose praticamente e completamente inutili all’evoluzione umana, e così si ritrovano a imitare cose come: zero soldi in tasca ma con telefonini di ultima generazione, case di fango ma con parabola satellitare e televisore al plasma, ecc. ecc.

Chi visita l’Africa spesso ne rimane deluso, la povertà e la ricchezza spesso si dividono gli stessi spazzi urbani, ti può capitare di vedere un grattacielo di cristallo con appartamenti di lusso con aria condizionata e ascensori che confina con una baraccopoli fatta di case con mattoni grezzi e tetti di lamiera zincata che si allagano quando piove e diventano un forno sotto il sole africano.

E’ un’Africa che cerca di sopravvivere ai cambiamenti che il mondo naturalmente ha, ma che rimane sempre un passo indietro, sia per incapacità dovuta a poca istruzione, sia per volontà di chi ha solo interesse che la cosa rimanga così.

Nessuno nasce “imparato”, ma spesso è la pigrizia che fa da freno, perché sforzare il cervello per imparare, meglio stare tutto il giorno a messaggiare cazzate con amici o a guardare telenovelas alla televisione. Quello sì che è fico! Poi forse qualche santo provvederà a riempirgli la pancia e se non si riesce è solo sfortuna, ma la vita va così!
Inutile spiegare a chi non ha interesse o convenienza a non capire, avrà sempre una scusa per piangersi addosso, per dare la colpa a qualcuno di altro, ma questo comunque vale ovunque!

Un proverbio dice “Gli intelligenti trovano soluzioni, gli stupidi trovano scuse”.


Ma ritorniamo alla “mia Africa”, all’Africa odierna, all’Africa del “Coronavirus Time”, qua ora non ci si spaventa più, sembra che tutto sia passato e che il pericolo (sempre se ci sia stato realmente qua) sia passato, ora tutto è tranquillo e la gente fa la sua solita vita, anche a noi Wazungu non ci chiamano più “Corona”, appellativo coniato con molta fantasia all’inizio della pandemia.

Ora si gira senza mascherina e si scruta il cielo qua a Zanzibar e ad ogni possibile rombo di aereo si cerca di capire se è un volo nazionale interno o un volo internazionale che porterà i tanto attesi Wageni (turisti), poi appena si incomincia a vedere la sagoma e la scritta tutti sbuffano e fanno le spallucce.

Ora è stagione delle piogge, pochissimi turisti e ancora per qualche mese, ma ci sarà da ridere e da vedere la calca che si formerà all’aeroporto all'apertura della stagione, tra tassisti che sono inoperosi da mesi e non vedevano l’ora di caricare qualcuno sul loro taxi e venditori di safari che cercavano di capire come fare per accalappiare clienti, un delirio.

Questa Africa, e soprattutto Zanzibar, balla al capriccio del resto del mondo, ciclicamente diventa una novità per qualche stato che la scopre come meta turistica, un anno sono i Polacchi, poi arrivano gli Israeliani, poi i Russi e chissà quanti altri ancora, tutto cambia e gli alberghi aumentano, solo loro, gli zanzibarini non cambieranno mai, furbetti, approssimativi e scansafatiche.

Le isole sono sempre un po’ indietro in confronto alla terra ferma, Zanzibar è passata dall’unico telefono pubblico in città su tutta l’isola ai telefoni cellulari senza step di mezzo, questo ha creato una sorta di “sbandamento culturale” che era fermo da secoli, il turismo ha portato troppi soldi a chi non ne era abituato, gente che era proprietaria di un terreno sul mare che non valeva nulla, buono solo per far pascolare le capre, a diventare miliardaria da un giorno con l’altro, i soldi spesso sono la rovina e lo sono se soprattutto non si sa gestirli perché non li hai mai avuti.

Per concludere devo dire che purtroppo la “Mia Africa” non esiste più, ne rimane solo uno spauracchio che vive di ricordi di un tempo che fu, peccato perché questo continente è magico, speciale e spero che le nuove generazioni riescano a riparare agli errori fatti dai loro padri, sarà un lavoro duro e lungo ma non impossibile!

Enzo Santambrogio
“La mia Africa... una volta!”
Isola 6 Gradi sotto l’Equatore 
Zanzibar Tanzania
Africa

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