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Libertà

Si chiamano Narges Mohammadi e Toomaj Salehi, due vittime della tirannia iraniana che perseguita Donne e Uomini.

In una giornata densa di eventi ricordi manifestazioni, oggi 25 aprile 2024, leggo con profonda tristezza quale inaudita violenza continui a scatenare l' Iran su donne e uomini, che chiedono libertà e ne scrivo perchè altro non posso fare e perchè loro chiedono al mondo di far conoscere la loro storia.Tutte le informazioni che seguono sono tratte dalle agenzie di stampa italiane.

Doriana Goracci

Toomaj Salehi è un rapper condannato a morte, partecipò alle proteste del 2022.E'  in carcere da un anno e mezzo e aveva denunciato di avere subito torture." Mi hanno inviato il verdetto oggi, ma non dirò qual è perché potrebbe avere un impatto psicologico sui miei fan, soprattutto quelli giovani".
 
Toomaj Salehi non è riuscito a rivelare subito di essere stato condannato a morte quando ha appreso della sentenza nel carcere Dastgerd di Isfahan, dove è rinchiuso da circa un anno e mezzo. Era stato arrestato nell'ottobre del 2022 durante le proteste esplose dopo la morte Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale di Teheran perché non avrebbe portato correttamente il velo.
Toomaj è uno dei volti più noti tra i quasi 20mila manifestanti arrestati durante le dimostrazioni anti governative del 2022 perché era già famoso come rapper di protesta e durante le rivolte aveva pubblicato una canzone molto critica nei confronti della Repubblica islamica, diventata un inno per molti manifestanti.
 
È stato uno dei suoi avvocati, Amir Raesian, a rivelare che il musicista di 33 anni è stato condannato a morte a causa della sua partecipazione alle manifestazioni, per "corruzione sulla terra". L'artista aveva ricevuto una condanna a sei anni e tre mesi nel 2023, ma una decisione della Corte Suprema aveva escluso la pena capitale.
 
Il tribunale rivoluzionario di Isfahan "con una decisione senza precedenti ha deciso di non mettere in pratica la sentenza della Corte Suprema e ha condannato Salehi alla punizione più dura", ha detto l'avvocato del rapper al quotidiano riformista Shargh, mentre altri legali dell'artista hanno annunciato che presenteranno appello alla sentenza, che ancora non è stata confermata dalla magistratura iraniana.
 
A causa della sua popolarità come musicista, Toomaj è stato prima attaccato dei media iraniani vicini alle Guardie della rivoluzione e una volta arrestato si è trovato incastrato in un groviglio giudiziario in cui le prime accuse mosse contro di lui non comprendevano nemmeno il reato di "corruzione sulla terra" per cui è stato successivamente incriminato e poi condannato alla pena di morte.
 
Dopo più di 250 giorni di carcere, era stato rilasciato nel novembre del 2023 ma meno di due settimane dopo è tornato dietro le sbarre, in seguito alla pubblicazione di un video in cui raccontava di aver subito torture mentre era in prigione. Mentre la pena di morte è già stata eseguita per almeno sette dei manifestanti arrestati durante le proteste del 2022, la sentenza inflitta al rapper ha sollevato un coro di proteste da parte di attivisti per i diritti umani e politici.
 
"Quel regime è rimasto della stessa ferocia e brutalità: non voltiamoci dall'altra parte, non dimentichiamoci di chi lotta per la libertà", ha affermato la deputata del Pd Lia Quartapelle commentando la sentenza, che è stata contestata anche da varie organizzazioni non governative. La condanna potrebbe diventare anche un nuovo terreno scontro tra Berlino e Teheran dopo che la Germania era stata tra le voci più dure nel condannare il regime degli ayatollah per la repressione delle proteste del 2022, dove sono morte oltre 500 persone negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
 
Una sentenza "assurda e inumana", ha affermato la parlamentare tedesca Ye-One Rhie, esponente del Partito Socialdemocratico al governo in Germania, che già in passato aveva difeso la causa del rapper iraniano e oggi è tornata a chiederne il rilascio.
 
La premio Nobel per la pace iraniana Narges Mohammadi, detenuta a Teheran dal 2021, ha esortato gli iraniani a sollevarsi contro "la guerra totale contro le donne" nel suo Paese, dopo che le autorità hanno intensificato i controlli sul velo in strada.
 
"Donne e uomini iraniani, vi invito, che siate artisti, intellettuali, lavoratori, insegnanti o studenti, all'interno o all'esterno del Paese, a sollevarvi contro questa guerra alle donne", ha detto Mohammadi in un messaggio vocale inviato dai suoi sostenitori.
L'attivista accusa le autorità iraniane di aver intensificato una "guerra contro tutte le donne in ogni strada dell'Iran".
 
Nello stesso giorno, il 13 aprile, in cui lanciava il suo primo attacco contro Israele, l'Iran ha avviato una nuova ondata di repressione interna, ordinando alla polizia di diverse città di scendere in piazza per arrestare donne accusate di violare le rigide norme islamiche sull'uso del velo. Lo riporta Reuters sul sito.
 
Quel giorno il capo della polizia di Teheran Abbasali Mohammadian è andato in Tv per annunciare la nuova campagna: "A partire da oggi, la polizia di Teheran e di altre città adotterà misure contro coloro che violano la legge sull'hijab", ha detto, mentre centinaia di poliziotti invadevano le strade delle città.
 
Gli utenti dei social media hanno pubblicato immagini di una forte presenza della polizia morale a Teheran e video di agenti che arrestano violentemente donne che secondo loro erano vestite in modo inappropriato, comprese forze di sicurezza in borghese che trascinavano giovani donne nei furgoni della polizia.
 
I furgoni della polizia morale erano in gran parte scomparsi dalle strade dallo scorso anno dopo che per mesi, in una dimostrazione di disobbedienza civile puntualmente repressa, molte donne giravano velo in pubblico dopo la morte della 22enne Mahsa Amini, morta in custodia della polizia dopo essere arrestata perché non indossava correttamente l'hijab.
Inoltre, da quando l'Iran ha lanciato il nuovo piano Nour per reprimere le donne che non indossano correttamente lo hijab, sono emerse segnalazioni di estorsioni e abusi nei confronti delle iraniane da parte della polizia. Lo denuncia Iran International, che riporta casi di vittime che raccontano di essere state avvicinate dalla cosiddetta "polizia della moralità" iraniana, con alcuni casi di molestie sessuali.
 
In un resoconto, una donna ha rivelato che la polizia ha costretto lei e molti altri a pagare 100 milioni di rial (153 dollari) sotto la minaccia di arresto o sequestro delle loro auto. In un altro racconto, dopo aver arrestato una donna, l'ufficiale di polizia ha tirato fuori una carta dalla tasca e ha chiesto alla donna di "depositare 120 milioni di rial (184 dollari)" sul conto indicato sulla carta come condizione per il suo rilascio. Altre tre donne hanno riferito a Iran International che, dopo essere state arrestate, hanno scoperto al momento del rilascio che mancavano i loro gioielli. L'intensificazione della repressione nei confronti delle donne, scrive il media indipendente, era già aumentata al punto che la scorsa settimana le donne avevano denunciato aggressioni fisiche e abusi sessuali verbali durante gli incontri con la polizia morale.
inoltre...
 
Hossein Hosseini, il portiere della popolare squadra di Teheran Esteghlal Fc, è stato convocato in tribunale dopo essere stato denunciato per comportamento scorretto: durante la partita di venerdì, una tifosa lo ha abbracciato brevemente. Lui ha poi cercato di proteggere la donna e calmare le forze dell'ordine, che sono intervenute per allontanarli e arrestare la donna. La giovane, soprannominata il Jimmy Jump femminile dell'Iran, è saltata giù dalla recinzione e ha corso verso il campo per abbracciare il portiere, senza indossare il velo obbligatorio. Hosseini le ha regalato la sua maglia e lei l'ha sventolata verso i tifosi, che hanno urlato alla polizia: "Vergognatevi".
Hosseini è stato convocato dalla commissione disciplinare di calcio dopo la partita ed è stato sospeso per una partita. È stato anche sanzionato con una multa di 3 miliardi di rial, circa 4.700 dollari.
In seguito, ha dichiarato ai giornalisti che pagherà la multa in onore della tifosa.
 
La Foto:si prendono la mano, di spalle, cantando la versione iraniana di 'Bella ciao'. Alcune portano l'hijab altre no, a indicare che a dividerle nella lotta che stanno portando avanti non sarà il credo religioso.E' un video diffuso da alcune studentesse iraniane nel corso dei 'mercoledì bianchi': una campagna nata nel 2018 a Teheran, quando giovani donne si toglievano il velo in una pubblica piazza per sventolarlo come una bandiera bianca.
 

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