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Nuovo Fronte Popolare, la rupture dei conti

Il programma elettorale della nuova-vecchia e instabile accozzaglia di sinistra francese è un'orgia onirica di spesa e tasse. Anche in questo caso, attendiamo la realtà e i mercati

Il Nuovo Fronte Popolare, come si è battezzata la coalizione altamente instabile di sinistra, comprendente La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, i comunisti, i socialisti, gli ecologisti e il movimento Place publique di Raphaël Glucksmann, è accreditato come grande contendente del Rassemblement National (e alleati) ai ballottaggi. Si tratta di un cartello pronto a implodere in pochi istanti, dove Mélenchon esercita lo stesso ruolo di destabilizzazione che ha avuto dopo le legislative del 2022, con la sigla-accozzaglia Nupes.

IL RITORNO DELLA NUPES

Il NFP ha presentato il suo programma elettorale. Che, guarda caso, di fatto ricalca quello di La France Insoumise del 2022. Perché, come ben sappiamo noi italiani, non si butta via nulla delle proposte elettorali, di cui i cassetti strabordano. I primi quindici giorni del NFP saranno di ruptureça va sans dire. In primo piano, durante questo periodo, saranno gli obiettivi di “giustizia sociale”.

Tra le misure: blocco dei prezzi dei beni di prima necessità per alimentazione, energia e carburanti; abrogazione della riforma in senso restrittivo dei sussidi di disoccupazione, che il governo Attal ha stabilito parta dal prossimo primo dicembre; cancellazione della riforma pensionistica che ha portato l’età pensionabile a 64 anni; salario minimo a 1.600 euro netti; aumento sino a raggiungere la soglia di povertà delle pensioni minime di vecchiaia; aumento delle retribuzioni di stagisti e apprendisti; completa gratuità della scuola con riduzione della dimensione delle classi; prezzi minimi per gli agricoltori; rilancio della sanità pubblica.

Invece, nei primi cento giorni, verrebbero introdotte misure quali la scala mobile sulle retribuzioni; portare a quattordici il numero di scaglioni d’imposta personale sul reddito (oggi sono cinque, inclusa la no-tax area). Per dare l’idea, nel programma di Mélenchon del 2022, per redditi superiori a 400.000 euro annui, la somma di imposta sul reddito e contribuzione sociale era prevista raggiungere il 90 per cento.

Altre misure del periodo successivo: rendere progressiva la contribuzione sociale; eliminare la “flat tax”, che in Francia è la cedolare secca sui redditi finanziari, oggi pari al 30 per cento, e tornare alla tassazione dei medesimi ad aliquota marginale; reintrodurre la exit tax, ideata da Nicolas Sarkozy nel 2011 e abolita da Macron nel 2019, che prevedeva una tassazione del 34,5 per cento sulle plusvalenze calcolate sulle partecipazioni detenute dai contribuenti che lasciano la Francia.

La misura si applicava ai contribuenti che hanno trascorso almeno sei anni in Francia e interessava le persone fisiche con più di 800.000 euro in azioni e obbligazioni o almeno il 50% del capitale di una società. Poche centinaia i contribuenti coinvolti, per un gettito annuo intorno a 50-60 milioni di euro.

Interessante ma non particolarmente europea la “tassa chilometrica” sulle importazioni, qualunque cosa significhi. Segue un pot pourri di edilizia pubblica massiva, blocco degli sfratti per morosità in assenza di offerta di nuova abitazione (pubblica), asili nido eccetera. Oltre al ritorno ai sessant’anni di età di uscita dal lavoro, è previsto l’adeguamento delle pensioni all’andamento delle retribuzioni, a loro volta indicizzate ai prezzi.

Sotto l’aspetto costituzionale, si propone l’abolizione della “monarchia presidenziale” nel senso di rafforzare il parlamento, introdurre una legge elettorale proporzionale, abolire l’articolo 49.3 della costituzione che consente al governo di far approvare un disegno di legge anche senza una formale votazione in Assemblea, ponendo la questione di fiducia su un testo all’esame dell’aula, e che s’intende approvato a meno che non sia presentata una mozione di censura entro ventiquattro ore. In caso ciò accada, il progetto di legge s’intende approvato solo se l’aula respinge la mozione.

COSTI E COPERTURE

Quanto costerebbero le misure di spesa? Prendendo come riferimento il contro-budget che la Nupes aveva presentato nel 2022, si stima una cinquantina di miliardi nei primi cento giorni. Con quali coperture? Oltre all’inasprimento dell’imposta personale sul reddito, è prevista la reintroduzione della ISF, l’Impôt Straordinaire sur la Fortune, la patrimoniale che Macron ha modificato limitandola alla ricchezza immobiliare. Previsto anche un giro di vite progressivo sulle successioni. Curiosamente, non viene per ora toccata la riforma Macron che ha ridotto l’aliquota di tassazione delle aziende. Il programma precedente di Nupes prevedeva anche qui una tassazione progressiva.

Poi, è previsto un aumento del costo del lavoro mediante incremento dello 0,25 per cento l’anno per cinque anni dei contributi pensionistici di vecchiaia ma anche sulle ore straordinarie. Si prevede anche una sorta di progressività contributiva per le retribuzioni più elevate. A contribuzione verrebbero sottoposti anche il pagamento di dividendi e il riacquisto di azioni proprie.

Finirei qui, per ora. Non avevo velleità di esaustività per questo catalogo di tasse e disincentivi all’offerta di lavoro e all’imprenditorialità. Per chi fosse interessato, lascio qui sotto il programma, di cui potrete leggere anche i punti di politica estera. Penso che molti da noi, a sinistra, scorrendo le misure di politica economica, abbiano iniziato a salivare copiosamente e nei prossimi giorni urleranno a squarciagola “facciamo come la Francia!”. Interessante la presenza di misure “old fashion” e molto sudamericane come il blocco di alcuni prezzi. Da cui deriverebbe o l’esplosione della spesa pubblica per integrare la differenza tra prezzo fissato e prezzo di mercato, oppure la sparizione di tali beni dal mercato.

Come si nota, giustapponendo questo programma a quello del Rassemblement National, e considerando che questi due schieramenti avranno la maggior parte dei seggi e con alta probabilità si scontreranno nel maggior numero di ballottaggi, delle due l’una: o un parlamento che approvi misure del genere, e quindi la Francia verrà travolta da una crisi finanziaria che percuoterà l’intera Europa; oppure i proponenti di simili misure perderanno la faccia, dopo essere stati presi a ceffoni dalla realtà. E in Francia, come si sa, oltre alla faccia è pure accaduto in passato che qualcuno perdesse la testa.

Resta il punto: quale sarebbe il livello di equilibrio del bilancio pubblico francese, che già oggi vede spese ben oltre il 50 per cento del Pil? A ben vedere, questo punto vale per ogni paese, ed è ciò che lo definisce.

Programme Nouveaufrontpopul… by Mario Seminerio

Questo articolo è stato pubblicato qui

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